giovedì 2 settembre 2010

ARRIVA BORRIELLO. TORNERA’ IL ROMBO?

Roma non è una piazza molto equilibrata, mai lo è stata in passato e di certo non inizierà ad esserlo ora. Ecco perché dalla (infruttuosa) soddisfazione per quei 60 minuti di buon calcio osservati in Supercoppa con l’Inter, si è piombati nella depressione nera dopo lo scialbo 0-0 con il Cesena. Poi l’attesa per l’ennesima finestra di mercato che si presumeva sarebbe stata vissuta da spettatori. Gli arrivi a parametro zero di Adriano (ora infortunato) e Simplicio (mai visto in campo) potevano essere gli unici movimenti di rilievo. E invece è successo quello che nessuno si sarebbe aspettato: prima il rilancio per Burdisso (arrivato per 8 milioni) e poi il colpo grosso di Marco Borriello, arrivato in prestito gratuito per essere riscattato a luglio per 10 milioni. Decisivo l’intervento di Unicredit, che ha garantito con una fidejussione sulle future entrate della società (principalmente i diritti tv per la Champions). Per una società prossima alla catapulta, questi potrebbero essere stati gli ultimi colpi della gestione, Il mercato di Gennaio potrebbe già essere gestito dalla nuova proprietà. Una chiusura che lascerà di certo un buon ricordo complessivo della gestione Sensi, con i successi legati in primis alla figura di Franco Sensi, il presidente del terzo scudetto.

QUESTIONI DI MODULO – A Riscone di Brunico, durante il ritiro, Ranieri aveva più volte provato il 4-3-3, ribadendo che si sarebbe proseguito sulla strada del 4-4-2. Ora, con l’arrivo di Borriello (quindi con una prima punta di ruolo), le cose cambiano, anche perché il potenziale offensivo attualmente a disposizione del tecnico testaccino deve in qualche modo essere messo in campo. La soluzione che viene in mente è quella del ritorno al “rombo”, che lo scorso anno aveva dato stabilità alla squadra ma di certo non aveva rubato l’occhio. Difficile andare avanti con il 4-4-2 senza esterni di ruolo, eccezion fatta per Taddei. La soluzione di Vucinic come quarto di centrocampo a sinistra in fase di non possesso è una soluzione tampone così come la collocazione, sempre sull’esterno ma dalla parte opposta, di Menez. E allora con la Roma a pieno organico si potrebbe mettere in campo un centrocampo con Pizarro vertice basso, De Rossi alla sua sinistra e uno tra Perrotta, Simplicio (che Ranieri vorrebbe trasformare in vice Pizarro), Brighi o Taddei alla sua destra. Con questa diga si potrebbe sostenere la presenza di Menez dietro Totti e uno tra Borriello e Vucinic. La speranza è quella di arrivare a 50 partite stagionali tenendo conto di campionato, Champions e Coppa Italia, quindi ci sarà spazio per tutti. Oltretutto si potranno gestire senza troppi patemi le pause di Vucinic e Menez e gli acciacchi di Totti. Spacciato, in linea di massima, il 4-2-3-1 osservato con Spalletti. Arriva l’occasione di mettere Vucinic e Menez più a ridosso dell’azione offensiva e beneficiare delle intuizioni di Totti che con Borriello potrebbe definitivamente tornare alle origini, non più prima punta ma uomo-assist col vizio del gol. Ora la patata bollente passa a Ranieri, chiamato a modificare tatticamente la squadra dopo oltre un mese di lavoro. Già Cagliari potrebbe offrire delle indicazioni importanti, con un primo turn-over che potrebbe coinvolgere Vucinic, che in tempi di scarsa lucidità meglio tenerlo in caldo per il palcoscenico europeo (il prossimo impegno è con il Bayern Monaco) che spesso lo risveglia.

domenica 29 agosto 2010

FERMI TUTTI, DOV’E’ LA ROMA?

Ok, i sessanta minuti giocati in Supercoppa alla pari con l’Inter erano un bluff. Un bluff nel quale sono cascati in molti (certo, anche io!), tanto da pensare esclusivamente positivo in vista dell’esordio in campionato con il Cesena. I bianconeri allenati da Ficcadenti, giusto per ricordarlo, sono neo-promossi in Serie A, con una buona parte dei suoi giocatori (tra cui Giaccherini, non male la sua prova) all’esordio assoluto nel massimo campionato italiano.

E’ bastato un Cesena ben organizzato, al limite dell’arroccamento in certe fasi, per inceppare il meccanismo di una Roma apparsa in netta involuzione rispetto a sette giorni fa. Meno idee, meno corsa, meno Totti (poi mi spiegherete come fate a dire che è in gran forma, mah). Insomma, meno Roma. Con questo pareggio sono tre anni che i giallorossi non partono bene in campionato. Qualcosa vorrà pur dire visto che il gruppo è sostanzialmente lo stesso. Ed ecco il problema, stesso gruppo appesantito dagli anni che passano e pesano sul groppone. Non c’è rinnovamento, c’è meno brillantezza. Non si può chiedere a Perrotta, 33 anni, di fare per tutte le gare il centometrista come in passato, né a Totti di dettare il passaggio in profondità per evidenti limiti dinamici. Chi invece ha corsa e dovrebbe metterla al servizio della squadra, leggi Vucinic e Menez, non sono in serata (eufemismo) e si perdono nel tentativo di inventare qualcosa. Il montenegrino ed il francese dovrebbero essere, nella testa di Ranieri, i due giocatori che "spaccano" le partite e le difese avversarie. Per il momento irritano e basta con i loro errori sia con la palla tra i piedi che sottoporta. Forse la partenza poco convincente di oggi è dovuta alla consapevolezza di non stare al top dal punto di vista fisico e conseguentemente di volersi gestire per evitare un calo netto come in Supercoppa. Solo che stavolta s’è visto solo un quarto d’ora a buoni livelli, non di più. Quando la Sud ha riabbracciato i gruppi scioperanti (entrati al 5' del secondo tempo per manifestare contro la Tessera del Tifoso) ha iniziato a cantare come da par suo ha tolto qualche ruggine dai giocatori, ma l'effetto è andato presto scemando. In tutto questo il Cesena, sornione, ha piazzato un paio di ripartenze che hanno fatto correre dei brividi lungo la schiena. Se a questo si aggiunge un Antonioli formato Batman, ecco che la Roma non riesce a superare una neo-promossa e a mandare in fumo la clemenza di un calendario che avrebbe permesso di mettere fieno in cascina in attesa di tempi migliori. Ora la sosta, poi Cagliari dove i giallorossi stentano da 15 anni a questa parte. Che tipo di campionato aspetta la Roma lo sapremo il 12 settembre, perché l’illusione di un'altra stagione al vertice è durata solo per 60’ in Supercoppa per poi lasciare spazio ad un realismo che colloca questa Roma alle spalle delle milanesi (con Ibra il Milan è da scudetto) e allo stesso livello della rinnovata Juventus.

Poi sarà Champions. Sempre facendo il paragone con questa Roma, possono mettere paura anche Basilea e Cluj. Gli umori della città cambiano troppo spesso, è vero, ma una prova simile non può lasciare spazio a scusanti. Quando ci sarà una miglior condizione fisica di certo vedremo una Roma migliore. La bella prova di Milano resta uno sbiadito ricordo.

domenica 22 agosto 2010

UN’ORA DI ROMA. POI LA SUPERCOPPA VA ALL’INTER

LA PARTITA - Probabilmente ha ragione Ranieri quando dice che il 3-1 è un risultato troppo severo per la Roma. Una cospicua parte dei tifosi che hanno affrontato un vero e proprio viaggio della speranza (10 ore per raggiungere la barriera di Milano) sono entrati a gara in corso e si sono persi la parte migliore della prestazione giallorossa. Un primo tempo da squadra vera, unita e brillante a tratti, capace di effettuare un fraseggio preciso con rapide verticalizzazioni ispirate da Totti. Alla prima occasione Vucinic si è confermato molle sotto porta, alla seconda è arrivato il gol di Riise. Poi un lampo di Menez prima della catastrofica azione del pareggio nerazzurro, con tanti ringraziamenti a Vucinic (90% della colpa), Juan (10%, sorpreso da tanta follia) e i saluti alla possibilità di vincere la Supercoppa. Si, perché un gol di questo genere, per lo più incassato a fine primo tempo, ti taglia le gambe ancor prima che e farlo sia una condizione fisica parziale. Nonostante questo, la Roma ha tenuto botta ad una corazzata micidiale come l’Inter, lanciata probabilmente verso l’ennesimo monologo in campionato. La squadra di Benitez ha messo in difficoltà la Roma grazie alle grandi qualità dei propri singoli (Maicon, Sneijder, Eto'o), gestendo la pressione dei giallorossi e colpendo nella ripresa, quando altre due sbavature hanno spianato la strada ai nerazzurri, apparsi più tonici rispetto agli avversari capitolini.
Il primo tempo e l’inizio del secondo lasciano comunque ben sperare in vista dei primi impegni stagionali. Sarà una Roma diversa da quella degli ultimi anni: molto compatta, poco spumeggiante ma al contempo dipendente dalla condizione di Totti (decisivo come uomo assist) e dalla voglia di Vucinic e Menez di correre e raccogliere i suggerimenti del capitano. Insomma, la filosofia di Ranieri sarà ancor più visibile rispetto alla passata stagione. La squadra invecchia, Totti si muove sempre meno, andando verso l’ennesima metamorfosi tattica della sua carriera che lo (ri)porta ad “abbassarsi” verso il centrocampo per ricevere più palloni. Del resto, non è mai stato uno che attacca la profondità. Domanda: se Totti agirà un po’ più lontano dalla porta, a chi sarà affidato il compito di gonfiare la rete? Vucinic? Menez? Adriano? La sensazione è che serva necessariamente un altro attaccante che sappia sfruttare le occasioni create, cosa che Vucinic ancora non fa come dovrebbe.
Se è vero che la Roma deve ancora mettere benzina nelle gambe, è altrettanto chiaro che l’esordio casalingo col Cesena rappresenta il miglior modo per togliere un po’ di ruggine e mettere in cascina tre punti prima della immediata sosta per la nazionale e il successivo impegno del 12 settembre in quel di Cagliari.
Altro nemico della Roma sono i cali di concentrazione. In alcuni frangenti si è rivista la Roma di Spalletti, capace di prendere imbarcate clamorose figlie di black-out mentali che sembrano, purtroppo, nel DNA di questa squadra.
PIZARRO - Ormai è palese che la Roma trae la sua linfa dalle giocate del cileno, troppo a lungo sottovalutato dalla piazza. Per un’ora si è vista una squadra, dopo la sua uscita un’altra. Questo perché Ranieri ha dapprima proposto un 4-3-3 con Perrotta e De Rossi alfieri del Pek, per poi cambiare in 4-4-2 con l’ingresso di Taddei ritrovandosi senza un vero cervello in mezzo al campo. Inutile cercare di arrovellarsi per trovare un vice-Pizarro, perchè in rosa non esiste. L'unica soluzione è insistere su due sistemi di gioco che possano alternarsi in base alle esigenze della partita e alla disponibilità dei calciatori.
TIFOSI – Gli oltre quindicimila di S.Siro si vedranno difficilmente in altre trasferte, perché l’acquisto del biglietto per la Supercoppa non era vincolato al possesso della tessera del tifoso. Saranno contenti quelli che hanno montato un caso di stato sul lancio di qualche fumogeno, che va condannato come un atto inutile (dei soliti fenomeni) che finiscono con l'arrecare danno all’immagine di un tifo incredibilmente generoso.

mercoledì 9 giugno 2010

ADRIANO, LA GENTE SOGNA IL RISCATTO DELL'IMPERATORE

Adriano è arrivato a Roma, ha sostenuto e superato le visite mediche (...) e ha firmato il triennale che lo legherà alla società giallorossa. La Sensi corrisponderà al brasiliano 5 milioni di euro lordi a stagione. L'attaccante carioca è stato anche presentato ai tifosi, in uno stadio Flaminio che ha ospitato circa 6 mila persone. Il tifoso romanista ha accolto con questo entusiasmo tanti giocatori, compreso ad esempio Cicinho. Spesso all'importanza del nome non è seguito un contributo tecnico altrettanto di spessore. Ma questa volta si respira un'aria diversa. Forse la parola chiave è responsabilità, che il giocatore sembra sentire a prescindere dalle clausole inserite nel contratto. Il ritorno in Italia di un talento che col tempo ha portato nel campo i problemi e i chili accumulati fuori dal rettangolo di gioco viene etichettato con scommessa. Per la Roma Adriano è più di una sfida, è stato preso per giocare, per superare la soglia delle 40 partite tra campionato, Champions e Coppa Italia. Adriano, quindi, è necessario per far fronte alle eventuali assenze di Totti (che presumibilmente viaggerà sulle trenta presenze, sperando di vedere invece una stagione all'insegna dell'integrità fisica) ma soprattutto per dare peso ad una squadra che ha bisogno di un giocatore fisicamente forte lì davanti. La cosa certa è che Adriano è ufficialmente un giocatore della Roma. Un giocatore della Roma in evidente sovrappeso. Ma spendere troppe parole su questo aspetto è ora poco produttivo, visto che l'argomento dovrà essere rimandato al periodo della preparazione e al primo impegno ufficiale in Supercoppa con l'Inter di fine Agosto. Per il momento si può discutere della voglia di riscatto dell'uomo prima che del giocatore, della consapevolezza di giocarsi probabilmente l'ultima chance di alto livello nel calcio europeo. Al tifoso romanista l'arduo compito di non passare un mese e mezzo a sognare il sinistro devastante visto all'esordio in nerazzurro al "Bernabeu", perchè il recupero di Adriano sarà un processo graduale e per questo non istantaneo.

domenica 9 maggio 2010

ANCORA NOVANTA MINUTI

La Roma tiene duro, batte il Cagliari e fa il massimo di quello che le era concesso: rimandare la festa scudetto dell'Inter. Tre legni (due per Totti e uno per Motta), poi il vantaggio di Lazzari e i nerazzurri che tengono a bada il Chievo. A 17' dalla fine il tricolore è nelle mani di Mourinho. Poi i mussi volanti accorciano lo svantaggio, Totti abbatte la saracinesca costituita da Marchetti prima e dall'ex Lupatelli poi. Arrivano i gol numero 13 e 14 di questa stagione per il capitano, difeso a suon di striscioni da tutto l'Olimpico dopo il calcione a Balotelli. L'Inter vince 4-3, la Roma 2-1, entrambe prendono tre punti in rimonta. Una rimonta, quella della Roma, che sulla carta si può ancora concretizzare ma che, a ben guardare, è diventata improbabile dopo la sconfitta subita con la Samp.
Domenica si va a Verona. Sarà l'ultima giornata di un campionato che ha visto la Roma protagonista con 24 risultati utili consecutivi ed un secondo posto che, ricordando la pessima partenza, non può essere considerato un fallimento. Lo scudetto che scivola tra le dita e la Coppa Italia che viene alzata dall'Inter rischiano di cancellare tutto e far archiviare (erroneamente) la stagione come anonima. Purtroppo chi arriva secondo è solo il primo degli sconfitti. Potrebbe essere così, ma mancano ancora 90 minuti...

mercoledì 5 maggio 2010

LA DECIMA COPPA ITALIA NON ARRIVA, LA COCCARDA VA ALL'INTER

Contratta ed imprecisa. Questa la fotografia del primo tempo della Roma nella finale di Coppa Italia contro l'Inter. Formazione tipo per Ranieri, che sceglie Toni come terminale offensivo e ritrova Pizarro in mezzo al campo dopo l'assenza di Parma.
L'Inter torna all'Olimpico dopo la rifinitura di domenica sera con la Lazio e perde nel primo tempo Snejider e Cordoba per infortunio. La squadra di Mourinho chiude gli spazi per poi ripartire in contropiede ed è proprio sfruttando un errore a centrocampo della Roma che Milito ha la chance di sbloccare il risultato con un destro micidiale che fulmina Julio Sergio. La Roma costruisce poche occasioni, sfiora il vantaggio con un cross di Taddei per Toni che viene anticipato da Julio Cesar e con un colpo di testa di Perrotta sempre su cross di Taddei dalla destra. L'Inter mette paura sulle palle inattive, si fa sentire forte della sua fisicità e arroganza che accompagna ogni fischio di Rizzoli. In campo è un mercato, situazione che fa gioco all'Inter, mentre la Roma non riesce ad avere la necessaria lucidità e anzi accetta le "regole del gioco" dettate dai nerazzurri. Materazzi accentua all'inverosimile ogni contatto. Giusto, comunque, il giallo di Mexes per un lieve cazzotto al difensore nerazzurro, che però sembra essere stato colpito da un proiettile, come spesso accade anche a Thiago Motta.
Allo scadere del maxi-recupero del primo tempo (5'), la Roma reclama per una vistosa trattenuta di Samuel ai danni di Toni, Rizzoli fa proseguire ma il rigore ci poteva anche stare.

Nella ripresa Ranieri toglie Pizarro (evidentemente non recuperato) per Totti e inserisce Motta per il già ammonito Burdisso. La Roma ci prova, costruisce due grandi occasioni che però non concretizza con Juan (colpo di testa alto sulla respinta di Julio Sergio) e con Vucinic, girata di destro che il montenegrino strozza troppo. L'Inter, che ricalca in pieno a mio avviso la prestazione della Sampdoria all'Olimpico due settimane fa, continua ad occupare bene gli spazi cercando di pungere in contropiede, bravo Julio Sergio a neutralizzare un destro dal limite di Balotelli. I giallorossi tentano il tutto per tutto, ma si vede che a parte qualche sprazzo di Menez e Vucinic la benzina collettiva è terminata. Gli ultimi 5' più recupero non si giocano, l'Inter nasconde la palla e a Totti saltano i nervi con un calcione a Balotelli che chiama un rosso meritato. Voto 4 al numero 10, stavolta cattivo esempio. Finisce 1-0 per l'Inter, che non merita appieno questa vittoria ma che ha difeso il prezioso e decisivo gol di Milito. Gli episodi favorevoli confermano che questo è l'anno dell'Inter, lanciata verso la tripletta.

sabato 1 maggio 2010

PARMA RESTA UN FEUDO GIALLOROSSO

Con i soliti brividi in coda di gara, la Roma riesce a tornare da Parma con i tre punti. Un Parma che, ormai salvo, ha giocato la gara della vita, un pò come aveva chiesto Guidolin. Il tecnico gialloblu aveva detto alla vigilia: "dimostriamo professionalità", visto che è risaputo da tutti che al cospetto della Roma le squadre si scanzano. Ma per piacere...
La partenza dei ducali è a razzo che con Bojinov sfiorano il vantaggio al 3' per poi essere beffati un minuto dopo dal gol di Totti su assist di De Rossi. Pistocchi insiste che è fallo di mano, ma anche la moviola non sottolinea appieno la scorrettezza eventuale ma premia il movimento di Totti (pessimi Lucarelli e Castellini, beffati dal Capitano) e la parabola di De Rossi. Secondo gol consecutivo su azione per il numero 10 della Roma. La squadra di Ranieri si difende ordinatamente, rischia sulle accelerazioni del centometrista Biabiany e dell'indiavolato Valiani che per due volte prova a impensierire un reattivo Julio Sergio.

Nella ripresa Ranieri prende ulteriori precauzioni con l'ingresso in campo di Mexes (si difende a 5) e di Toni (per Vucinic). Guidolin mette dentro lo spauracchio Crespo, che un golletto alla Roma di solito se lo tiene sempre in tasca. A rendersi pericolosa per prima, però, è la Roma che con Totti colpisce il palo a Mirante battuto. Roma che come spesso accade non chiude il match in ben due occasioni prima che Taddei riesca a trovare il 2-0. Al 36' però Lanzafame rimette tutto in dubbio prima dell'espulsione di Jimenez e del mancato 3-0 di Julio Baptista. Determinante la prestazione di Totti, non solo per un tempo (come contro la Samp) ma per tutta la gara, con una ripresa "ragionata". Evidentemente la condizione fisica sta migliorando, buon per la finale di Coppa Italia e per le restanti due gare di campionato.

Sempre signorile Pietro Leonardi, Dg del Parma (e noto laziale) nel post partita, "La Roma doveva ringraziare per un pareggio perchè oggi a Parma non meritava di vincere". Va bene così, accettiamo anche questo livore che annebbia la valutazione tecnica della gara. Per 24 ore di nuovo primi in classifica, poi si tornerà ad inseguire l'Inter, perchè è così che andranno le cose.